Sonnecchia Ferrara

Sonnecchia Ferrara,
la sera è scesa
dal chiostro la notte si è quasi distesa
su nero velluto striato d’argento
mezza di falce di luna in discesa
grondante di stelle brillanti col vento
colano in basso gocce di diamanti
cascata d’argento i loro raggi
ricordi di luce i loro messaggi
di materia simile a memorie e pensieri.

Dorme Ferrara,
Vento fresco la culla,
nella stanza in cui dormo a casa di amici
ninnananna di grilli
friniti felici
Ondate di suono come di risacca
azzurro cantare turchino di mare
Sofia a Mascagni poteva respirare
per l’ultima volta?
Labrone profumo.
Appoggiata al muretto
guardava in basso dal quel parapetto
coi capelli in giù come liscia cascata
Sistri neri e lucenti.
Stregava Nettuno e tutti i venti
si riunivano per darle una carezza.
Il mare di Livorno,
promesso suo sposo,
baciava col sole tutto il suo viso.
Lo scoglio amaranto
con conchiglie e con granchi
guardavano in su i suoi occhi brillanti.

Fu l’ultimo giorno che mi venne donato
Fu l’ultimo giorno da esser vissuto.
La vita è un prestito che scade col lutto.
Ed ogni possesso,
illusione che avvinghia,
ho certezza che dovrò renderne tutto,
nemmeno un unghia
mi sarà lasciata.
A questa equazione precisa e perfetta
Risponderò con ogni mia parte.
Con ogni mio organo ed ogni mia fetta.
Non trovo alcun senso
conservare in disparte
Nessuna risorsa del mio essere umano:
la mia vita è acqua e mi cola di mano.
Piuttosto che stringere avide dita
nascondermi e mentire in questa partita
con tutto me stesso mi giocherò tutto
finquando il mio prestito
salderò col mio lutto.

Dorme Ferrara
Rotola il vento
da un treno lontano
fischio e sferragli che svaniscono piano.
Ritorna il frinire del viola di notte.
Ritorno sdraiato sul letto di amici.
La vita è un dono in cui esser felici.

Lascia un commento