Mi è bastato volerlo

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Mi è bastato volerlo,
E quella sera intorno a quell’ora
Io volavo.
Sotto.
La folla arrotondata di stadio
rumorosa rotolata
al guinzaglio degli affari.

La vita?
Compiangerli?
Forse mi compiangono?
Mi divorano.
Divorano il paese.
E mi hanno divorato
Fino alle ossa del silenzio della sera.
A quell’ora.
– Mi è bastato volerlo.
Ed ho volato.
Sotto. –
Le urla virili nere verde bile
mi vomitano a destra.
E i cori a voci rosse
mi vomitano a sinistra
Dove
Il macellaio insanguinato del tramonto
Ha appena finito di sventrare
carogne di vacchenubi.

Capisco.
La merda è normale.
E ci vuole poco per infiammare
Persone pazze come me.

– Mi è bastato volerlo –

Volo.
Sono sopra la mia casa,
Ed il rapporto con mio padre,
Ed il libero arbitrio.
E sopra a tutto cosa c’è?
Ci sono piedi di luna rosa impertinenti:
Camminano tra le nubi
E i raggi ultimi di giorno
Raccolti al seno di frumento
in fasci di sole
Da dita di rondine.

Mi è bastato volerlo.
Volo.
E sotto,
La folla di puttani ingradinati intribunati
Ritornata a casa.
Dispersa.
Lo so!
In realtà diffusa.
Capillarizzata.
Come la metastasi del cancro.

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