Treno

Treno

Treno
 
Ad esempio la parola treno.
Dove corre?
È necessaria una ferrovia.
E anche una destinazione?
Intendo: con precisione?
Oppure basta andare, io non conduco.
Esser condotto.
Esser seduto.
E carrozze nuove o malandate,
Vetture.
Io sono condotto seduto
in una vettura di un vettore.
E controllore.
Ho il biglietto anzi no!
Sono abbonato.
Dunque treno è pendolare quotidiano.
Macchinista e capotreno.
Alba e tramonto al finestrino.
Oro inciampa ed accarezza.
Occhi sbocciano striature
Come il miele, quel colore
Quando lo attraversa luce.

Noce.
Treno è noce passeggera.
Passeggeri i suoi utenti.
Tanti?
Pochi?
Sempre troppi.
E comunque sempre occhi.
Sguardi schivi e rumorosi.
Ancor più della ferraglia
Del treno che sfreccia a tutta birra.

Treno,
che cosa?
I miei libri.
Fame e sete di poesie.
Borsa piena da scoppiare.
Di parole di cui non parlare
Da immaginare d’immaginare.
Treno è parole
E cos’altro?

Treno
è scrittura.
Treno è autori da prendere appunti
Da prendere a pugni
Nella faccia e sui fianchi.
Per i finali e gli incidenti
Di percorso delle rime
su cui deraglio.
Treno è versi
su cui mi scaglio.

Treno.
Ma che altro?
Paesaggi.
Passaggi di paesaggi.
Allusioni di messaggi.
Sullo sfondo la lentezza
E davanti
soloiltempodiunosguardo.

Treno.
Anche a bordo sicuramente
È respirare continuamente.
Che fatica farlo sempre.
Treno allora
è compreso nel respiro.
Come tutto treno è mentre.

 

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