XXVII Premio Firenze, 2009

Con molto piacere ed altrettanto ritado, riesco a pubblicare questo breve articolo dedicato alla ventisettesima edizione del Premio Firenze 2010, al quale ho partecipato con due lavori:

耶稣誕生 Yēsū Dànshēng, Natività

耶稣誕生 Yēsū Dànshēng, Natività

Natività, matita colorata su carta, che si è guadagnato un posticino nella sezione “Mostra Virtuale” del sito ufficiale del XXVII Premio Firenze.

Ritratto a Matteo Ricci

利玛窦 Lì Mǎdòu – Ritratto a Matteo Ricci

利玛窦 Lì Mǎdòu – Ritratto a Mattero Ricci, acquerello su carta

Uniche due note che vorrei fare, del tutto personali: giudicare un quadro da una foto lo vedo davvero arduo, e che quando si presenta un lavoro con un titolo, che questo sia mantenuto nell’edizione di un catalogo perchè almeno personalmente,  scelgo titoli che sono parte indispensabile del lavoro che presento. Un po’ diverso chiamare un lavoro che raffigura un ponte “ponte” o chiamarlo come avrei deciso io e presentato “ritratto a Matteo Ricci“.

Forse è stato pensato che ci potesse essere un errore :-) anche perchè non credo che sia tanto nota la figura di Ricci, ed allora già che ci sono metto il link alla voce di Wikipedia ed alla fondazione Matteo Ricci.

Peonie – 牡丹 Mǔdān

La peonia è il capolavoro dei cinesi. E, bisogna aggiungere, è la massima sublimazione del cavolo: guai se nella manifestazione più alta non si percepisse anche un’ombra della più infima. Mi è difficile esprimere la grande passione che ho per le peonie […] “.

Ippolito Pizzetti

Peonie
牡丹 mǔdān-Peonie

La Peonia è uno tra i fiori che vantano una storia ed una simbologia antichissima, ed assieme al fiore di Prugna è un’icona ed un emblema della cultura cinese.

Il suo nome in ideogrammi è 牡丹 mǔdān ed è composto dai termini 牡 mǔ maschio, maschile, e 丹 dān una parola dai più significati tra cui il colore rosso, la polvere di cipria, il cinabro, ma è anche conosciuto come 富贵花 fùguìhuā – il fiore delle ricchezze e dell’onore.
L’utilizzo della Peonia nell’arte cinese ed orientale è millenario:si tramanda infatti che questo fiore venisse protetto dagli imperatori, i quali retribuivano con generosità i coltivatori delle varietà più belle, e dunque la Peonia divenne uno dei principali motivi decorativi, così come documentato ad esempio dalle preziosissime porcellane di epoca Ming (1368 – 1644) e Qing, (1644 – 1912) e proprio durante i Qing venne eletta come fiore nazionale ed emblema della Cina.

In tutto oriente è indicata come la regina dei fiori, e le sue virtù medicinali erano e sono attualmente utilizzate nella medicina tradizionale cinese e giapponese; le sue proprietà erano note in antichità anche in Europa, così come tramandato dal mito di Peon, medico degli dei ed allievo di Esculapio, che curò Plutone da una ferita proprio utilizzandone le radici, e dunque il dio per ringraziarlo e per sottrarlo all’invidia dei colleghi, gli fece dono dell’immortalità trasformandolo in un fiore: la peonia appunto.

L’utilizzo ornamentale del fiore in Europa conobbe però un tardo impigeo, anche perchè le Peonie arboree rimasero sconosciute fino al XVIIII secolo, quando la coltivazione venne introdotta a seguito dei viaggi di botanici inglesi e francesi; ecco dunque che anche nella nostra cultura questo fiore è generalmente associato ad un motivo iconografico orientale, in particolare alla Cina, dove la sua celebrità è pari a quella della rosa presso la nostra cultura.

Il soggetto che ho scelto di rappresentare è proprio ispirato all’iconografia tradizionale cinese, sia nella tematica che nella tecnica, con l’utilizzo di acquerelli ed inchiostro cinese, ed acquerelli su carta ruvida. Nella composizione ho cercato di tener fede al principio di equilibrio delle opere di calligrafia (Shufa) che prevede il bilanciamento nei dipinti tra parti piene e parti vuote, non solo una regola estetica, ma una delle espressioni artistiche del concetto di Yin e Yang, della metamorfosi e dell’alternanza dei due principi complementari ed antitetici, tematiche qui nascoste fra petali foglie e boccioli, che intendo come il nucleo concettuale della mia rappresentazione, a cui alludo con la simbologia del numero delle peonie, cinque, e dal ritrarle nei vari stadi della loro vita: dal bocciolo, al fiore maturo, completamente sbocciato, inizio della fine.

Il numero cinque è poi per me chiave di sgnificati e simbologie, tanto all’interno della cultura occidentale quanto all’interno di quella cinese. In quest’ultima è anche alla base della teoria filosofica e medica detta dei 5 elemementi, o delle cinque fasi, basata sulla concezione  dell’esistenza e della salute umana come risultato e manifestazione dell’equilibrio di 5 elementi: legno, fuoco, terra, metallo ed acqua. Secondo questa concezione l’uomo, essere vivente tanto quanto lo è il fiore, è creatura prodotta dal cielo e dalla terra, e ad essa i 5 elementi sono necessari per la vita. I loro mutamenti ed il temporaneo e ciclico alternarsi del prevalere di ognuno di essi sono considerati le cause del divenire dell’esistenza umana, le cui condizioni ne sono manifestazione: legno che brucia genera il fuoco e produce cenere, la cenere prodotta forma la terra da cui viene il metallo, che fondendosi genera acqua, nutrizione per le piante e quindi legno…

Attraverso la raffigurazione di queste peonie, cinque, tento di esprimere un simbolo di vita universale, e quindi anche una rappresentazione dell’umanità: fiori e numeri sono ritratti della volontà e dell’intelligenza, dell’ispirazione e della genialità, della stabilità e della tensione di un divenire progressivo ed ascendente.

Raffiguro allora queste peonie come cinque esseri vivienti, in quanto tali simbologia umana, così come il numero cinque è il numero dell’uomo: uomo come essere mediano tra terra e cielo, uomo come aspirazione alla trascendenza verso una condizione superiore, a cui allusione è quel bocciolo, che tende alla schiusura, alla trascendenza di sé verso la pienezza: il fiore sbocciato.

Cinque peonie non come tentativo di rappresentazione di natura morta, ma espressione di natura viva, così come il numero cinque è un numero di vita, che appartiene all’essere umano vivente e vitale: ogni peonia rappresenta una individualità e l’nsieme un coro di vite. Cinque sono le penoie come cinque sono i sensi, ed esse si articolano nello spazio del quadro come il numero cinque rappresneta l’articolazione quinaria dell’essere umano nella raffigurazione leonardesca.

Per queste Peonie, icona della Cina, ho allora tentato di pretendere dal mio pennello una rappresentazione in cui le trasparenze dell’acquerello ritraggano la trascendenza dalla collettività, anonima ed opaca di un uno compresso e composto dalla flora di più di un miliardo di esseri, per diventare cinque vite autocentriche e trasparenti.

Allo stesso modo ho tentato di imprimere su carta una simbologia antica, multiculturare e multietnica, attraverso il numero del divenire e della tensione a, serie di quaternari eccentrici dotati di doppi centri, moltiplicazioni e manifestazioni di Yin e Yang: la Cina e me, la collettività immensa e l’individualità microscopica, trasparenza e opacità, essere e divenire, movimento progressivo di elevazione e di degradazione.

Moleskine, quaderni di studio di acquerello e Shufa

Fox drinking

Fox drinking, chinese watercolor

A Pechino, per i 2 mesi e mezzo di Cina dell’estate del 2005, scrissi un diario che divenne il mio confidente ed il mio sfogo, un inconsapevole modo di praticre il secondo veicolo rang-rtogs gshen-rab kyi theg-pa, cioè uno stato simile allla sautrantikas, ossia il veicolo di coloro che tentano di capire per mezzo di se stessi, senza maestro.

Una pratica in cui cercavo di capire ed assimilare, ruminare, la mole infinta di insegnamenti e di visioni che Pechino e la Cina mi offrivano quotidianamente, una sorta di trasformatismo in scrittur della pratica meditativa.

Intanto, nella libreria di Xidan – sempre a Pechino – venivo in contatto con i numerosissimi diari di viaggio di quei ciniesi ce come intuito da Ilario Fiore, desiderosi di affacciarsi al mondo,registravano le porprie impressioni della Cina e del mondo su diari di viaggio incredibilmente belli, di una freschezza ed una luminosità incredibile, in cui a farla da padrone non c’era la precisione di uno scatto fotografico, ma il colore.

Colore puro e colore diluito, l’essenza della bella arte – 美术 meishu.

In un susseguirsi vorticoso di immagini puramente immagini ed immagini ideogrammi…, l’origine e lo stato attuale di una delle scritture più antiche della terra.

Appena tornato dalla Cina, a fine Settembre del 2005, Mei mi portò alla libreria Edison di Piazza della Repubblica a Firenze, per farmi vedere il diario di viaggio di Stefano Faravelli, intitolato semplicemente  Cina. Un capolavoro, lavoro stupendo, che mi riportò ed ancora oggi mi riporta nel regno di mezzo, con i ritratti del sacerdote Dongba di Dongba Gong a Lijiang, un mondo del quale ho sempre nostalgia essendomi ammalato di Mal di Cina, un universo dal quale solo ed esclusivamente per una persona che si trova in questa piccola ed agonizzante terra che in Cinese si chiama 意大利 Yidali – grandi aspettative e grandi vantaggi.

Adesso sono passati 4 anni. Con lei al mio fianco non ero più solo tornndo in Cina, mostrandole Tian Tan appannato dalla nebbia proficua dell’alba di Beijing e dalle lacrime di fratelli e sorelle ritrovati…così come abbiamo ritrovato altri taccuini di viaggio, altre pennelate che, come quelle pennellate di Cina di Faravelli, come le foto di Gianni Limonta sullo Yunnan, mi hanno spinto.

Spinta anche a compiere i miei studi ed i miei esercizi di pittura su due moleskine, una interamente dedicata allo studio delle shufa, ed una di acquerelli liberi.

Moleskine – Shufa

Lo studio dell’arte Cinese, 美术 mei shu, mi appassiona immensamente.

L’uso monocromatico dell’inchiostro e del colore mi impressiona e mi trasmette vibrazioni profonde, diverse da quelle trasmesse dall’arte occidentale che ammiro e conosc, propria della mia cultura e del mio mondo; solo l’Impressionismo ed alcune opere del post-impressionismo sento vicine alla ricerca che attuo nello studio dell’arte e nel dipingere.

Le pagine dei miei studi

Moleskine – Acquerelli

L’acquerello è il medium che prediligo.

Prima di tutto perchè dove vivo adesso non ho spazio per allestire un cavalletto e per dipingere ad olio, e poi perchè sento l’acquerello molto più vicino all’arte cinese, dunque mi permette di studiare e sperimentare impressioni e tentativi che poi, un giorno, potrò applicare alla pittura ad olio.

Queste sono le pagine dei miei studi

XIUART al Candelaio

Acquerello su Moleskine

Acquerello su Moleskine

COMUNICATO STAMPA
GALLERIA DEL CANDELAIO – FIRENZE

Via Frà G. Angelico 3/r – 055/67.90.42  ecodarte@bottega2000.it

www.bottega2000.it/eco www.premioitaliaperleartivisive.it

presenta opere di

FRANCO MARGARI – MAURO MARTIN

LORENA NOCENTINI – STEFANO ZAMBLERA

3 – 15 dicembre 2009

Si inaugura giovedì 3 dicembre 2009 alle ore 18.00, alla Galleria del Candelaio di Firenze (Via Frà G. Angelico 3/r), una mostra di opere degli artisti Franco Margari, Mauro Martin, Lorena Nocentini e Stefano Zamblera, organizzata in collaborazione con la rivista “Eco d’arte moderna”. L’esposizione, che fa parte del ciclo dedicato agli autori segnalatisi al “Premio Italia per le Arti Visive” 2009, si concluderà martedì 15 dicembre 2009.

Orario: dal lunedì al venerdì 9,30/12,30 – 15,30/19,30 sabato su appuntamento

INGRESSO LIBERO

將雨则吟 jiāng yǔ zé yín – When rain is to be expected

Acquerello, pennino Creapen ed inchiostro cinese su Moleskine cm. 13 x 42

Long
將雨则吟 jiāng yǔ zé yín – When rain is to be expected
d

Text transcription with Creapen brush and ink

将雨则吟,其声如戛铜盘,涎能发众香,其嘘气成云,反因云以蔽其身,故不可全见。今江湖间,时有见其爪与尾者,岁时云∶夏四月后,龙乃分方,各有区域,故两亩之间,而雨 异焉。又多豪雨,说者曰∶细润者天雨,猛暴者龙雨也。又能火与人火相反,得湿而焰,遇水而燔,以火逐之,则燔息而焰灭矣。饵食者,当知其出处爱恶如此。修治龙骨,香草汤浴两度,捣粉,绢袋盛之,用燕子一只,去肠肚,安袋于内,悬井面上,一宿取出,再研极细用。

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