叶圣陶 YE SHENG TAO, un uomo del suo tempo

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Su Chabuduo, dopo l’articolo dedicato a Nushu della carissima Jiejie Francesca (adesso divenuto pagina fissa, così come sarà per questo lavoro straordinario!!!), con grandissima gioia ritorno a presentare il lavoro di un amico! Un lavoro superbo, del mio fraterno e compagno di VICINA Alessandro, Tie Baozi, dedicato a 叶圣陶 Ye Shengtao, scrittore, letterato, fondatore dell’Associazione 文學研究會 per lo studio della letteratura, la cui vita intera (28 Ottobre 1894 – 16 Febbraio 1988) è stata dedicata alla scrittura, alla pubblicazione del all’educazione al linguaggio (文學為人生).

Il lavoro di Tie è suddiviso in 4 sezioni, delle quali la I è una panoramica introduttiva sulla straordinaria figura di 叶圣陶, sulla sua concezione di “letteratura per la vita” e come riflesso speculare del mondo e della realtà circostante, dunque di sguardo “allenato” all’osservazione “non necessario soltanto per il bene della letteratura, piuttosto, occhi allenati, in realtà nutrono la vita“. Un altro aspetto fondamentale della poetica di 叶圣陶 èil concetto di educazione, con un orvesciamento della prospettiva nel rapporto allievo-maestro per la realizzazione della condizione di sviulppo, nello studente, di un proprio modello di valutazione ed in senso critico individuale.

Questo conceto, per me interessantissimo e davvero urgente in ambito educativo scolastico ed extra-scolastico, urgenza derivata dalla personale esperienza in ambiti accademici ed in strutture sportive regionali e nazionali, è sviluppato ed approfondito da Tie nella IV sezione, assieme ad il concetto di “vissuto come argomento letterario” che emerge dalle parole dello stesso 圣陶 che Tie cita puntualmete e che ivi riporto: “…guardando indietro, mi sembra di non aver mai scritto niente di cui avessi soltanto una vaga conoscenza. In altre parole, non posso scrivere di qualcosa semplicemente immaginandola, benchè non voglia bandire l’elemento fantastico. Ho vissuto nelle metropoli, nelle città e nei villaggi, ed ho scritto di ciò che ho osservato. Come insegnante ho conosciuto qualcosa a proposito della vita nel mondo dell’educazione, e di questo ho scritto. Seppur in modo superficiale ho assistito al graduale sviluppo della rivoluzione cinese ed anche di ciò ho scritto…”

Grazie Tie di questo lavoro prezioso, che in primis mi ha fatto conoscere l’esistenza e mi ha introdotto all’opera di uno scrittore unico, la cui poetica trova nella mia piccola esperienza punti di contatto e di confronto interessantissimi con Jean Pierre Faye, in molteplici ambiti, come la definizione di un “nuovo” linguaggio letterario , dello stile, dei temi della letteratura, così come espresso in Le récit hunique – il racconto dell’Unno, in cui l’Unno, tornato al proprio villaggio dopo uno straordinario viaggio nel futuro “Nuovo Mondo”, racconta ai compaesani ignari perfino dell’esistenza di quel continente, mai “usciti” dalla propria realtà e dai propri confini, l’esperienza straordinaria del proprio vissuto.

你爱的朋友羞龍

Mal di Cina su Xiuart.org

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Sono alla prese con un lavoro che mi piace infinitamente, e che ritrae a matita una bambina tibetana dello Yunnan, e si basa sulla fotografia “Bambina di un villaggio nei pressi del monastero Songzanlin” di Gianni Limonta in “YunnanCina” pubblicato nel 2000 dalla Leonardo Arte.

Mal di Cina, mentre lavoro, qualche settimana fa
Bambina di un villaggio presso Songzanlin, Yunnan
Bambina di un villaggio presso Songzanlin, Yunnan

Lo schizzo preparatorio eseguito a tecnica mista , acquerello e matita colorata su carta da spolvero rosa, è stato selezionato per la copertina del libro “Benvenuti nel paese delle donne, i Moso. un viaggio ai confini del Tibet” di Francesca Rosati Freeman, edito dalla XL edizioni, attualmente in pubblicazione ( http://www.xledizioni.splinder.com ).

copertina
Francesca Rosati Freeman, "Benventui nel paese delle donne, i Moso: un viaggio ai confini del Tibet"

Questo è anche il ritratto del sentimento personale di immensa nostalgia per la Cina, in particolar modo dei paesaggi umani incontrati nel mio pellegrinaggio lungo la porzione nord-occidentale della provincia dello Yunnan, ai piedi del Tibet.

Il titolo è anche citazione dell’opera omonima di Ilario Fiore che ben descrive sintomi e sentimenti del mal di Cina.

La bambina di Songzanlin è l’incarnazione della bellezza vissuta laggiù, di volti di terracotta dalle gote arrossate dal sole, di espressioni fiere ed al contempo timorose con sguardi di perla, della festa di colori dei costumi tradizionali delle minoranze dello Yunnan, un’enorme ricchezza ed una sconfinata varietà etnica, culturale ed artistica di quella provincia ai confini dello Sichuan e del Tibet, una delle visioni più toccanti che quotidianamente rivive nei miei pensieri e nei miei ricordi di Cina.

Il monastero di Songzanlin è un complesso religioso la cui fondazione risale a circa 300 anni fa, e nella sua imponente struttura vivono dai 200 ai 300 monaci buddisti. La via per accedere al monastero è circondata da vecchi edifici fatti di terra essiccata e legno, con improvvisi lampi di calce bianca, uno sfondo unico e silenzioso in cui appaiono e veleggiano macchie porpora e rosa: i monaci al lavoro e le bambine del villaggio limitrofo dalle vesti fuxia, con copricapi sgargianti, decorati con motivi floreali, dai volti dolci e baciati dal sole, che desiderano vendere piccoli oggetti dell’artigianato locale ai visitatori.

Il monastero si trova presso la città di Zongdian, conosciuta anche con il nome di Shangri-la, distante circa 200 km a Nord di Lijiang, crocevia etnico-culturale e capitale della religione Dongba e della tradizione manoscritta pittografica del popolo Naxi.

Lijiang, Zongdian ed i loro abitanti sono alcune gemme del variopinto e prezioso scrigno dello Yunnan, a sua volta parte dell’immenso tesoro della Cina. Questa provincia sud-occidentale abbraccia la più grande varietà di visioni e paesaggi di tutta la Cina, partendo dalla giungla del sud al confine con Laos e Myanmar (Birmania) e giungendo a nord fino alle imponenti montagne del Tibet, un altopiano di terra rossa solcato da fiumi imponenti come lo Yangtse, il Mekong ed il Salween.

La ricchezza naturale si esterna con il brulicare della vita in tutte le sue espressioni e varietà: delle 30.000 specie di piante viventi in Cina 18.000 si trovano in Yunnan, così come per la fauna, e sul suo territorio vivono ben 25 delle 56 minoranze etniche cinesi.

Mal di Cina, pochi giorni fa
Mal di Cina, pochi giorni fa

Il volto, gli occhi, l’esplosione di colori degli abiti della bambina di Songzanlin, una bimba tibetana, è il ritratto di questa abbagliante varietà e della ricchezza variopinta che ho incontrato nel mio pellegrinaggio nel 2005, al cui ritorno sono stato afflitto da inevitabile mal di Cina.

In attesa dei regionali…

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Locandina regionali FIWuK 2009
Locandina regionali FIWuK 2009
Fra una settimana esatta avranno inizio i campionati regionali di Wushu – F.I.Wu.K. in Toscana, che si svolgeranno ad Arezzo.

Per l’occasione uniamoci e facciamo i migiori auguri a tutti i partecipanti, grandi, medi e piccini! E poi, personalmente, sono felicissimo di poter rivedere Ale (e Sara ed il piccino) che riprenderà parte alle competizioni dopo un brutto infortunio al gin-occhio!

Per l’occasione, oltre alle foto poi, si cercherà di riprendere tutto, ma proprio tutto, così da poter caricare i video su Youtube e condividerli sul web.

Un augurio particolare a Clau, Ioni, i 2 Niccolò, la Serenina e la Giulia, che sicuramente saranno bravissime/i e si faranno valere, o almeno venderanno cara la pelle: alla prossima settimana quindi…

女書 Nu Shu: la scrittura intima delle donne dell’Hunan

Sono davvero felice di poter pubblicare su Chabuduo questo articolo stupendo.

Vibrante!

Scritto da Francesca Rosati Freeman, autrice del libro “Benvenuti nel paese delle donne. I Moso: un viaggio ai confini del Tibet” che verrà a breve pubblicato dalla XL Edizioni.

Ho avuto la fortuna di conoscere Francesca proprio durante la stesura del suo libro, e da uno scambio accalorato di idee, ipotesi, dati storici ed antropologici, il tutto amalgamato dal collante dei sentimenti di amore per la Cina, di ammirazione verso le minoranze Moso e Naxi, ha preso vita un’amicizia profonda, che a prescindere dagli affanni quotidiani e dai risultati conseguiti nelle nostre ricerche, sono il più prezioso tesoro che sento di possedere.

Un tesoro composto da gioielli tempestati di pietre preziose che scintillano multicolori nelle proprie diversità: diversità come ricchezza, e non quali fattori discriminanti.

La stessa ricchezza è la sensazione che provo nel ripensare ai giorni passati di pratica del Wushu in determinati luoghi, con persone e sentimenti che per mille motivi sono trasformati, alcuni fortificati, altri – la maggior parte – svaniti e persi per sempre, come la sabbia passa inesorabilmente dal setaccio del cercatore d’oro per lasciarvi le pepite, assieme alle impurità.

Io, anche se in Italiano non si dovrebbe mai cominciare un periodo così, penso ed avverto che lo sguardo con cui Jiejie Francesca c’introduce ad un argomento, per me interessantissimo, quale il Nushu – “la scrittura delle donne” sia davvero coinvolgente, affascinante, e che dalle righe davvero ben scritte di questa introduzione efficace si presenti un argomento sicuramente da approfondire, così come si mostrino tematiche che suscitano idee e sentimenti da ascoltare in primis, rielaborare ed esprimere in parole che possano accendere un dibattito costruttivo, ricco, interdisciplinare, multicolore, pointilliste, al quale mi sento chiamato a partecipare con passione.

Grazie Jiejie Francesca, di tutto.

Tuo Didi!

Stefano Zamblera – Xiulong

***

Cartina Cina/Hunan, tratta da Wikipedia

Cartina Cina/Hunan, tratta da Wikipedia

La trascrizione in caratteri cinesi è 女書(nu shu=scrittura delle donne).

C’è chi dice che data di 400 anni fa, chi di mille o di tremila se ci si riferisce al ritrovamento di alcune iscrizioni ritrovate sulle ossa di animali o scaglie di tartaruga nelle rovine Yin, ma c’è chi dice che è ancora più antica facendola risalire alle società matriarcali.

Alcuni dicono che si tratta di un codice segreto, altri precisano che si tratta di un sistema di scrittura, qualcuno afferma che è già scomparsa, altri ne prevedono l’imminente estinzione, ma nonostante le origini del nu shu non siano ancora molto chiare, ciò non toglie nessun valore alla sua creazione e pratica in una regione isolata della Cina, l’Hunan, e precisamente nella prefettura di Jiang Yong, nella zona montagnosa del Sud-Ovest del paese dove gli Han coabitano con gli Yao e le donne per comunicare fra di loro e confortarsi a vicenda, hanno inventato una scrittura, trascrizione del loro dialetto locale…

女書 Nu Shu: la scrittura intima delle donne dell’Hunan, di Francesca Rosati Freeman

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Nu Shu
Sono davvero felice di poter pubblicare su Chabuduo questo articolo stupendo.

Vibrante!

Scritto da Francesca Rosati Freeman, autrice del libro “Benvenuti nel paese delle donne. I Moso: un viaggio ai confini del Tibet” che verrà a breve pubblicato dalla XL Edizioni.

Ho avuto la fortuna di conoscere Francesca proprio durante la stesura del suo libro, e da uno scambio accalorato di idee, ipotesi, dati storici ed antropologici, il tutto amalgamato dal collante dei sentimenti di amore per la Cina, di ammirazione verso le minoranze Moso e Naxi, ha preso vita un’amicizia profonda, che a prescindere dagli affanni quotidiani e dai risultati conseguiti nelle nostre ricerche, sono il più prezioso tesoro che sento di possedere.

Un tesoro composto da gioielli tempestati di pietre preziose che scintilano multicolori nelle proprie diversità: diversità come ricchezza, e non quali fattori discriminanti.

La stessa ricchezza è la sensazione che provo nel ripensare ai giorni passati di pratica del Wushu in determinati luoghi, con persone e sentimenti che per mille motivi sono trasformati, alcuni fortificati, altri – la maggior parte – svaniti e persi per sempre, come la sabbia passa inesorabilmente dal setaccio del cercatore d’oro per lasciarvi le pepite, assieme alle impurità.

Io, anche se in Italiano non si dovrebbe mai cominciare un periodo così, penso ed avverto che lo sguardo con cui Jiejie Francesca c’introduce ad un argomento, per me interessantissimo, quale il Nushu – “la scrittura delle donne” sia davvero coinvolgente, affascinante, e che dalle righe davvero ben scritte di questa introduzione efficace si presenti un argomento sicuramente da approfondire, così come si mostrino tematiche che suscitano idee e sentimenti da ascoltare in pirimis, rielaborare ed esprimere in parole che possano accendere un dibattito costruttivo, ricco, interdisciplinare, multicolore, pointilliste, al quale mi sento chiamato a partecipare con passione.

Grazie Jiejie Francesca, di tutto.

Tuo Didi!

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Yang Huanyi (Lisa See)…vicino al villaggio cinese di Shanjianxu, nella regione meridionale dell’Hunan, il tempio della Montagna Fiorita è dedicato a due sorelle morte più di mille anni fa. Da secoli le contadine venerano i loro spiriti portando al tempio rotoli di carta di riso in cui confidano i loro segreti e formulano dei desideri; non di rado quello di suicidarsi. In questo tempio tra gli odori dell’incenso che brucia, il canto che una contadina ha lasciato su un rotolo di carta di riso si traduce così:

 

Sorelle defunte, ascoltate questa mia preghiera.
Questa povera ragazza vi scrive nella lingua delle donne anime sorelle
Abbiate pietà di me
Vorrei seguirvi dove siete
Se solo mi accettate
Voglio seguirvi fino alle sorgenti dell’aldilà
Di questo mondo non mi attira più niente
Vi scongiuro trasformatemi in uomo
Non voglio più avere il nome di donna
”.

 

 

Scrivevano il nu shu anche sui ventagli oltre che sulla carta o lo ricamavano sui fazzoletti. A volte ne facevano dei motivi decorativi per le coperte

 

 

 

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