La rondine squilla la freschezza

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La rondine squilla la freschezza
Dell’ombra che trapunge il sole lento.
Al masso impenetrabile del tempo
Il mare mormora lentezza.
Come miele è il fumido sarmento
Che ronza e che si sparge dentro il vento,
Di voci poche e rotte,
Gabbiani mogi,
E miei occhi che vagan tutt’intorno,
E palme che mormoran presagi,
Vertiginosi insetti a frotte a frotte
Si spengono in scintille sui pelagi
Merlati da colonne e da muretti.
È un vento improvviso e ricco
Che densi porta immersi i sensi al mare.
Il grano bruno dei rondoni fiocca
Miete il cielo e salpa fra le vele
Di un’aria in cui profuma il viola
Dell’ombra rannicchiata sui gradini:
Lasciando il calore agli arancioni,
Azzurra si ritira dalla ghiaia,
Pasce aghi di pino sulla scacchiera.
Si sveglia la città!
pungono i suoni
Che rotolano lungo la carraia.
Mi svello dalle polveri che ottundono
La vita e ogni ciò che le pertiene.
Ricordi di ogni 20 Giugno mi trafiggono
Mio babbo che mi muore nelle vene.
Ardendo questo prestito di vita
Divengo quel che sono in divenire.
Le mie mani,
i piedi, le mie dita,
Con me dovranno sparire.
Neanche un’unghia mi resterà attaccata.
Tutto sarà reso, equazione perfetta
Rimarrà di mio il mio poterti amare
Il tenerti stretta.

 

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